NASCITA DELLA PUBBLICA ASSISTENZA
Siamo a Firenze e corre l’anno 1200.
Messer Pietro Luca Borsi e il capo della Cooperazione dei Facchini che gode di molta autorità e rispetto da parte degli affiliati all’associazione. Destino vuole che, un giorno, nella piazza di S.Maria Novella, assista alla predica di Pietro da Verona, frate domenicano di notevole fama e di riconosciuto carisma. Il religioso esercita un forte ascendente sulla folla e riesce anche ad infervorare e a convincere il Borsi, il quale da quel momento si converte alla Fede, comincia a praticare con sincerità e determinazione le sue nuove convinzioni ed il suo Credo religioso. Decide così di combattere accanitamente la bestemmia, come offesa grave e come mancanza di rispetto a Dio. Tutti sanno che non ci sono bestemmiatori più incalliti dei Facchini, così Pietro Luca Borsi, per invogliarli o quasi per obbligarli a smettere di bestemmiare, decide di stabilire una quota fissa da pagare come multa per ogni bestemmia che viene detta. Il denaro raccolto deve però essere devoluto per gli ammalati poveri. I Facchini si trovano così nella necessità di dover risolvere un grosso dilemma: bestemmiare, offendere il Signore e la Madonna e rimetterci di tasca propria; oppure non bestemmiare, lasciare vuota la cassetta delle multe e venire meno al precetto di fare la carità ai bisognosi. A risolvere questo difficile problema provvede l’abitudine alla bestemmia che è ormai incallita e radicata nel linguaggio colorito dei Facchini fiorentini. Così la cassetta si riempie velocemente ogni giorno. Con quei denari si cominciano ad acquistare Ie prime “zane” specie di gerle portate sulle spalle con le quali i Facchini iniziarono a trasportare gratuitamente gli ammalati all’ospedale. Nasce così con la cooperazione e l’abnegazione di questi caritatevoli bestemmiatori la “Compagnia della Misericordia” col titolo di Venerabile Arciconfraternita. Col passare del tempo i Facchini benefattori accettano adesioni alla loro Compagnia anche da persone volonterose e cominciano a ricevere sovvenzioni e lasciti da parte di molti generosi concittadini. Come ferrea regola, gli affiliati alla Misericordia, per l’aiuto dato, non potevano ricevere nessun compenso personale se non un semplice ringra¬ziamento verbale. Avevano l’obbligo dell’anonimato e per non essere riconosciuti quando prestavano soccorso, indossavano un cappuccio nero chiamato “buffa” con due fori, attraverso i quali si intravedevano solamente gli occhi.
Era nata la PUBBLICA ASSISTENZA
Questo modo di porre e dare aiuto alIa gente si andò diffondendo pian piano con l’andare del tempo. Anche nei nostri antenati conterranei infatti l’opera caritativa era ben impressa nel loro animo, ognuno si sentiva impegnato all’aiuto verso chi ne abbisognava. Questo gesto di portare aiuto, non era solo limitato al momento del bisogno fisico, ma si esternava anche con l’intervento pratico come quello della semina, della raccolta e del pascolo; per quella persona la cui famiglia soffriva stante la malattia del suo principale componente, in loro c’era quel senso di fraternità che li spingeva ad agire ed a portare aiuto a chi stava attraversando un momento difficile della vita. Questi aiuti che socialmente interessavano la Comunità, erano costantemente attuati nella vita comune di ogni paese della nostra terra. Questo senso di fratellanza che ci deve unire e che ci è stato tramandato, deve restare vivo in noi, così come lo è in quelle istituzioni che sono sorte e danno il loro disinteressato aiuto nel momento del bisogno.