ANNO 1947
Nel 1947 la guerra, finita da appena due anni, aveva lasciato in Ventimiglia ancora tracce apertamente visibili del tremendo periodo tra¬scorso. Quale città di frontiera, aveva subito numerosi e gravi bombarda¬menti aerei e navali oltre all’invasione di truppe tedesche e francesi. La città era stata quasi completamente distrutta, anche perchè era sede di un importante nodo ferroviario e di acquartieramento di truppe.
Per tutti questi motivi, Ventimiglia è stata la città della zona Intemelia e una delle città Italiane più disastrate dall’evento bellico.
La ripresa era così molto più difficile e lunga.
La principale attivita di allora era quella edilizia, mirata alla ricostruzione delle case abbattute dalle bombe, ma essendo poco il denaro, l’impresa edile non riusciva a prendere il via, il lavoro era scarso. II possibile lavoro frontaliero, che avrebbe successivamente portato ricchezza ed agiatezza negli anni sessanta, era ostacolato da rigide barriere doganali, da leggi di frontiera che imponevano minuziosi controlli e non si concedevano facilmente passaporti.
In quel tempo di bisogno estremo, per avere un lavoro onde poter sopravvivere, la necessità aveva dato vita a un fiorente mercato nero con la vicina Francia. Inoltre numerosi erano i cosiddetti “passeur” che, ben paga¬ti accompagnavano clandestinamente oltre frontiera coloro che volevano emigrare.
In questo difficile periodo post-bellico, si può quindi immaginare come, tra le altre cose, fosse carente l’assistenza sanitaria; gli ospedali erano fatiscenti e insufficienti, difficile era raggiungerli in tempi brevi a causa degli scarsi mezzi di trasporto, del dissesto stradale, della difficoltosa viabilità con mezzi motorizzati.
Questa situazione creava notevoli disagi alla popolazione, specialmente per i residenti nelle zone periferiche, nelle frazioni, nei paesi limitrofi.
In zona c’era il presidio della Croce Rossa, ma era insufficiente ad una adeguata assistenza sanitaria, perchè copriva soprattutto il pronto intervento.
Fu allora che il Prof. Giovanni Dugini, membro della Croce Verde Genovese, accarezzò l’idea di fondare in Ventimiglia un’ente di Pubblica Assistenza, che fosse in grado di soccorrere e lenire Ie sofferenze umane. Lo stesso, prese contatto con l’allora Sindaco Avv. Maccario e con il Vice-Sindaco Sig. Trucchi onde poter ottenere l’appoggio dell’Amministrazione Comunale. Il Prof. Dugini, dopo avere elaborato lo Statuto Sociale, studiò anche la denominazione e lo stemma dell’ente che chiamò, intendendo accomunare oltre alIa città anche i vicini paesi, “CROCE VERDE INTEMELIA”. Dopo un anno di solitario lavoro, nel 1948, l’ideatore lanciava a mezzo stampa e con manifesti murali, un appello alIa popolazione e alle autorità, onde ottenere aiuti concreti per una pronta affermazione dell’ente e di pari tempo invitava tutte le persone di buona volontà a collaborare, facendosi Soci e Militi della Croce Verde. Il richiamo dette immediatamente buoni frutti; i primi a raccogliere con vivo entusiasmo l’invito furono i Sigg. Guido Gambin, Angelo Giannetto, Gino Lorenzi, Luigi Magliocchetti, Primo Robotti, Luigi Rossi e Raffaele Stefanelli; questi signori formarono il Comitato promotore la cui presidenza fu assunta dal fondatore. E’ doveroso ricordare che i membri del Comitato si adoperarono con ogni mezzo, affrontando sacrifici non indifferenti, siano essi stati morali che materiali per dare vita all’iniziativa, in particolare segnaliamo l’azione del Sig. Luigi Rossi che riuscì ad ottenere, dalla Croce Bianca di Savona, una lettiga a mano. Nel 1949, nella sala consiliare del Comune di Ventimiglia veniva ufficialmente riconosciuta la nascita dell’ente che tanto vanto avrebbe portato alla città.